“Due rette si dicono parallele quando stanno in uno stesso piano e non s’incontrano” (fonte Treccani), così viaggiano eros e sessualità ma non è vero che non si incontrano mai.
L’atto sessuale non è strettamente legato alla sfera dell’eros così come l’eros non lo è con la sessualità, ma pur viaggiando su due binari diversi, il punto di arrivo è il nostro compiacimento.
Abbandonarsi al puro istinto carnale è sicuramente un’esperienza appagante, in quanto ogni vincolo sociale, remora, pudicizia vengono accantonati per lasciare spazio al nostro essere primordiale.
L’eros ci accompagna, invece, in un terreno a noi sconosciuto ma ricco e lussurioso nel quale siamo noi stessi gli artefici della conoscenza da acquisire.
Si possono leggere trattati, libri o vedere film o documentari che voglio insegnarci cosa è l’ eros, ma in realtà l’eros siamo noi e la nostra percezione del “piacere al quadrato”.
Il nostro background sociale rifugge tutto ciò che non può essere ricompreso nel concetto di “sfera familiare”, confinando gli istinti e la ricerca del piacere, nei vizi capitali.
Non dimentichiamo che, nella cultura cattolica, fondamenta della nostra società, il rapporto fisico è destinato alla procreazione abiurando il soddisfacimento sessuale come forma egoistica e l’eros come “pensiero impuro”.
La scoperta dell’ eros è un viaggio lungo una vita, e più siamo aperti a percepire noi stessi, le nostre sensazioni, più diventiamo padroni del nostro io.
Vivere una sessualità non solo legata ad un’altra persona, ma come conoscenza in primis di ciò che per noi è piacere e ci provoca piacere, appaga sicuramente i nostri istinti.
Istinto ed eros sono soggettivi, per cui non ci si può porre dei limiti nella ricerca dell’appagamento che può essere sia fisico che nei sensi; l’apoteosi è nel soddisfare entrambi.
Riempiti di me.
Desiderami, prosciugami, versami, immolami.
Chiedimi. Raccoglimi, contienimi, nascondimi.
Voglio esser di qualcuno, voglio esse tuo, è la tua ora.
Sono colui che è passato con un salto sulle cose,
il fuggitivo, il sofferente.
(…)
(Poesie Erotiche – Pablo Neruda)